L’ordine dei Raiformi, la famiglia Dasyatidae, il genere Dasyatis inquadrano la classificazione della specie D. pastinaca. Vari sinonimi esistono tra cui Dasybatus pastinaca (o D. pastinachus), Trygon pastinaca, ecc. Il caratteristico animale, fotografato nel tratto di mare antistante Les Agriates in Corsica, ha il corpo dalla forma romboidale, anteriormente appuntito; la testa sporge superiormente dal piano del disco e reca lateralmente gli occhi; dietro a questi ultimi sono evidenti gli spiracoli, piuttosto grandi.
La coda, allungata, è munita (a circa metà della sua lunghezza) di un aculeo appuntito e con i margini seghettati. Le fessure branchiali sono situate inferiormente nel numero di cinque per lato. La bocca piccola ospita minuti denti disposti a mosaico che sono appuntiti nei maschi e arrotondati nelle femmine. La pelle è liscia ed il colore è biancastro inferiormente salvo all’estremità delle pinne che assumono un colore bruno rossastro; superiormente il colore può variare dal grigio giallastro al grigio azzurrastro all’olivastro, talvolta con presenza di puntini biancastri o una “marmorizzazione”.
Le dimensioni (l’esemplare della foto è piccolo) dell’animale possono raggiungere i 2,5 metri di lunghezza totale per 1,40 di larghezza. L’alimentazione della Pastinaca contempla molluschi, crostacei, vermi che cerca scavando nel fango-sabbia con l’aiuto delle pinne. La specie vive a bassa profondità su fondi sabbiosi e si può occasionalmente spostare anche a mezz’acqua e in superficie con un nuoto anche veloce.
Può spingersi nelle basse acque salmastre delle lagune costiere e talvolta cibarsi nelle coltivazioni di molluschi, cosa per la quale non è molto simpatica ai gestori degli allevamenti. La specie è considerata comune lungo le coste italiane, come in tutto il Mediterraneo, Mar Nero e Mare d’Azof; nell’Atlantico orientale si trova dalle coste del Sud Africa fino al Mare del Nord e al Baltico; le carni sono ritenute non pregiate ma viene pescata comunque (essenzialmente in modo occasionale) con tramagli, strascico e palangresi.
I pescatori la temono a causa degli effetti dell’aculeo velenifero, paragonabili a quelli dei trachinidi: l’Ittioacantossina, che produce gravi effetti come anche tetano e cancrena, viene espulsa da numerosi follicoli che si trovano nei due solchi laterali dell’aculeo. In caso di puntura sono indispensabili cure mediche rapide (iniezioni locali con permanganato di potassio al 5%, ecc.). In acqua, se disturbata, alza la coda e colpisce con precisione utilizzando l’aculeo.
La Pastinaca è ovovivipara: nella stagione calda nascono da sei a nove piccoli di circa 10-12 cm di lunghezza.
La specie è parassitata da Copepodi, Trematodi, Nematodi e Cestodi. Molto variabili i nomi dialettali: Matana a Venezia, Baracola o Colombo grande a Trieste, Urchie a Pescara, Mocene o Chiamica a Vasto, Mucosa o Bucchio a Ancona, Traona a Brindisi, Ghiamita a Bari, Ranina a Gallipoli, Dragone o Travona a Taranto, Mugghiu jancu a Messina, Protene a Molfetta, Brucco o Pastinaca a Roma, Mugghio a Livorno, Ferrazzu a Cagliari, Ferrazza o Ciuccia a Genova.